Nulla è per sempre.
Spostare i denti non è come cambiare la disposizione dei libri su uno scaffale.
I denti hanno delle radici ancorate nell’osso da fibre sottili e una corona esterna con la quale sorridiamo e mastichiamo. Questa parte si adatta alla pressione che guance, lingua, labbra esercitano su di essa.
Le arcate dentali quindi, sono la somma, più o meno gradevole e funzionale, di questo equilibrio. Se si decide di cambiarlo, dobbiamo essere in grado di prevedere e ricostruire un altro equilibrio che tenga conto di tutti questi elementi. A cui se ne aggiunge un altro che, come un direttore d’orchestra, può governarli tutti: l’aging, cioè l’invecchiamento.
Con il tempo, il tono dei muscoli, la consistenza e lo spessore dei tessuti del viso, la qualità del tessuto di sostegno dei denti, subiscono cambiamenti significativi. Dobbiamo tenerne conto quando programmiamo un trattamento ortodontico , che il nostro paziente sia un ragazzo di 15 anni oppure un adulto di 50.
Per questo nessuno può promettere che, dopo l’apparecchio, i denti non si muoveranno più. Soprattutto se già in partenza si è deciso con il paziente di scegliere un trattamento con qualche compromesso.
Nulla è per sempre, e questo è ancora più vero in biologia.
E allora? Tutto è destinato a tornare come prima?
No, se si è programmato, fin dall’inizio, un sistema di “contenzione”, capace di mantenere la stabilità dei denti dopo l’apparecchio, calibrato e specifico per le caratteristiche di ogni paziente.
Esistono le contenzioni fisse, costituite da un filo metallico che viene incollato sul lato interno dei denti anteriori. Vengono preferite soprattutto per stabilizzare gli incisivi inferiori in modo permanente, perché devono preservare un’area che più di altre è soggetta ai cambiamenti.
E ci sono contenzioni mobili, cioè rimovibili, che si utilizzano per un determinato numero di ore al giorno e per un periodo di tempo a volte meno esteso.
In entrambi i casi, si valuta sin dall’inizio quale sistema adottare e lo si spiega al paziente PRIMA di iniziare il trattamento, perché deve essere ben consapevole di quello che dovrà fare DOPO.
Dimenticavo: i denti del giudizio NON SONO RESPONSABILI DELL’AFFOLLAMENTO DEGLI INCISIVI. Iniziano a spuntare nello stesso momento in cui compare o peggiora l’affollamento degli incisivi, ma i due fatti non sono l’uno la conseguenza dell’altro.
Quindi, come siamo disposti a passare ogni tanto dal parrucchiere a correggere la famosa “ricrescita”, altrettanto dovremo fare con il nostro ortodontista in modo che abbia la possibilità di monitorare la stabilità occlusale con controlli periodici.
La nostra natura è il movimento; il riposo completo è la morte.
(Blaise Pascal)
Per chi non si tinge i capelli, la ricrescita è il prezzo che deve pagare chi ha deciso di tingersi i capelli. Poiché crescono, dopo qualche settimana riemerge alla base della capigliatura il colore originale. A quel punto si può decidere di coprirla con un nuovo trattamento locale di colore oppure, per chi ama le azioni coraggiose, risolvere la cosa alla radice. Letteralmente. Con un taglio molto audace.
Link utili per approfondire:
https://www.cochranelibrary.com/cdsr/doi/10.1002/14651858.CD003879.pub5/full
https://www.sorridibene.it/dopo-lapparecchio-ortodontico-limportanza-della-contenzione/