Quando compare per la prima volta, ci sono ottime probabilità di risolvere il dolore alla mandibola. Infatti, la letteratura scientifica ci assicura che 8 persone su 10 rispondono bene a un trattamento sintomatico, cioè che non modifica la struttura e l’equilibrio della bocca.
Di solito il dolore alla mandibola compare all’improvviso. In altri casi si sviluppa un po’ alla volta e nel giro di qualche giorno peggiora e rende difficile masticare o aprire la bocca.
A volte può essere l’unico sintomo, più spesso si accompagna a dolori anche in altre zone del corpo come la testa, il collo, le spalle, la schiena, le gambe.
Cosa si può fare?
Purtroppo, non esistono pillole magiche, ma la comunità scientifica ci conferma che una solida alleanza tra paziente e terapeuta è lo strumento più adeguato per risolvere il dolore alla mandibola. Per costruirla sono necessari due presupposti: una buona visita e la disponibilità del paziente a prendersi cura di sé.
La visita è il momento decisivo, durante il quale il medico può ricostruire assieme al paziente il quadro clinico e collocarlo correttamente nella sua storia personale.
In molti casi si scopre lungo il racconto che il dolore alla mandibola è comparso o peggiorato per comportamenti inconsci che vengono adottati ripetutamente dal paziente durante il giorno o la notte (bruxismo) a causa di cambiamenti nel contesto personale, sociale, familiare del paziente
È infatti nella descrizione dei sintomi e del contesto in cui sono emersi che si trovano gli elementi per fare una diagnosi corretta e scegliere il trattamento opportuno. Per farlo bene, servono tempo, attenzione, cura, competenza.
In questi casi è determinante l’atteggiamento del paziente. Deve trovare la pazienza e la perseveranza necessarie a seguire le indicazioni terapeutiche che possono innescare il cambiamento capace di innescare il miglioramento clinico.
Solo in rari casi è necessario prescrivere anche antidolorifici o ricorrere a un bite. E solo in specifiche situazioni, individuate durante la visita, può essere necessario prescrivere un approfondimento diagnostico con una Risonanza Magnetica.
Lo stesso tipo di approccio è utile anche quando il dolore alla mandibola è diventato cronico. Cioè quando il dolore è presente da anni e non è stato domato nemmeno dagli antidolorifici, la fisioterapia, l’osteopata, il bite.
La sfida è più impegnativa e, proprio per questo, va affrontata con l’impegno di entrambi. E’ complesso ricostruire una storia lunga e tortuosa, complicata da diversi tentativi terapeutici.
Al medico spetta il compito di fare ordine e abbassare il volume del dolore. In questo modo può distinguere meglio cosa genera la sofferenza e può alleviarla.
Il paziente deve avere fiducia nelle sue risorse.
Come l’allenatore sulla pista di atletica, il medico dà consigli al suo paziente, suggerisce strategie, ne sostiene la motivazione, perché sa che ce la può fare. Ma è l’atleta/paziente che si deve allenare tutti i giorni sulla pista se vuole ottenere i risultati. E lo fa se ha una buona motivazione personale per investirci tempo e impegno.
Vivere senza dolore è già una buona prospettiva. Volersi bene può essere una migliore.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò che mi allontanava da me stesso. All’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma oggi so che questo è amore di sé.
(Charlie Chaplin)
Se vuoi approfondire l’argomento:
Transitioning to chronic temporomandibular disorder pain: a combination of patient vulnerabilities and iatrogenesis. Charles S. Greene, Daniele Manfredini. J Oral Rehabil. 2021;00:1–12.